lunedì 26 settembre 2011

lunedì 19 settembre 2011

geopolitical monday-cose 'e pazz



NAPOLI
alle 9:15 San Gennaro faceva il miracolo
alle 9:16 i napoletani non temevano più per la loro sorte
alle 13:33 Fatou diventava napoletana purosangue [solido&liquido]

domenica 18 settembre 2011

HALF TOY/HALF REALITY




                                           [so tomorrow the geopolitical week will start]






                                        

sabato 17 settembre 2011

EMAR lesson

                                       per capire un legame basta sciogliere il nodo
                                pour comprendre un lien il suffit de dissoudre le noeud
                                   for understand a liaison it's enough to solve the tie

P.A.R.A.L.L.E.L.I.S.M.I.



PER
ANDARE (DOVE DEVI ANDARE)
RINUNCIA
ALLE
LUNGHE
LEZIONI
E (MA QUI ERA MEGLIO UN MA)
LIBERA
I
SINUOSI
MOVIMENTI
INNATI



martedì 13 settembre 2011

a symphonian exercise

un cucchiaino, il cesso per strada, le lenzuola blu,
una donna cosciente, un passo pesante, la morte a due passi, la strada che urla, una fototessera sbiadita, una finestra chiusa, un cane che abbaia, un cane che morde, una lampada che fa contatto, un sonno profondo,
la poesia-sempre bop, cosi’ intima, poi banale, coi dettagli, senza infanzia, un foglio web-senza peso,
due o tre,
poi un diario-di spessore,
un micino tutto orecchie, la tua ombra, con le dita, la ferita senza sangue,
un cielo rosa, un cielo blu, la miseria-nelle strade, qui incarnata, ora e qui,
sussurrate-poi filmate-poi cantate,
un fiore di bach, una musica di beethoven,  una cartolina sull’asfalto, tutto esiste, i dettagli,
un-miliardo-di-dettagli,
la KULTura ‘e Napul’é, una data, quella giusta, una via-senza numeri, la lettura un po’ intricata,
un pretesto-quello giusto, il tempo che passa-quello che non passa, un tumore che s’avanza, una pera che si decompone, una tonnellata quadrata di carta bianca,
un minuto, due, tre, non di più,
un pensiero di pancia, una respiro suonato, uno stato d’animo dissonante, 

nella vita, l’interezza dei messaggi, l’incertezza del presente, del nascosto, del visibile [ai ricordi],
e allora camminare, tutta la vita, due minuti, tre, non di più,
e poi ancora una mano, la sinistra, una musica-assordante, una luce un po’ selvaggia, una pioggia che si aspetta, dji-ni, dji-ni, dji-nana,
una ruga relativa, indovinate, immaginate, quanti nomi ?, la ricchezza-del pensiero, l’essere umano-troppo pazzo,
poi anch’io, un dettaglio, sotto ogli occhi, la bruttezza illuminata, un libro breve, le impressioni nei secondi, il nonsenso, la parola, una scena, quell'immagine, dove vai ?
i frammenti, la ricostruzione,
seguire il pensiero,
si, sarà questo-
-il pensiero-.

venerdì 9 settembre 2011

mathematic lesson


[TU ARRUOBBI A ME IO ARRUOBBO A TE]
[IO ARRUOBBO A TE TU ARRUOBBI A ME]



dear god, is this a catastrophe?


   IF YES, PLEASE GOD, SAVE THE ARTISTS. [AMEN]
YOU CAN SAVE ALSO THE PEOPLE THAT SAVE THE ARTISTS.
THANK YOU. 



martedì 6 settembre 2011

serial killer



['cause each serial killer has a private collection]

per grazia ricevuta [napoli chiama dogon, sempre più bop]




























........
nel monologo interiore
scrivo per imprimere immagini precise

scheletri come TIC


ridondanti e senza fine

cimitero-delle-fontanelle
scrivo per il mondo
del rione SANITA'
scrivo per la solitudine dei teschi a non finirne
scrivo per la morte muta-profonda-e-senza-fondo

scrivo per i vivi

soffio dal fondo del ventre
di un pianeta carico
di-brividi-scarni-senza-vergogna

teschi tatuati - 319
teschi impolverati
teschi sudati
di anime accatastate
di anime pezzentelle
necropoli dogon
fulcro visionario
delle alte falesie di Bandiagarà
culto dei morti
-qui come li'-
sacra danza di un villaggio
sofisticata nello spazio e nel TEMPO
danza generosa di violenza e di risveglio
roccia-pioggia-vita-o-morte
danza di possessione e chiaroveggenza

trance di un’epidemia che vibra
storia di maschere teche e tradizioni
note di un’agenda senza forma
-scrivo per me stessa-
schizzo imperturbato che chiede 'nu tern al lott
a san francesco O’ cabaliste
-a refrische ‘e ll'anime d'o priatorio-

scrivo per scacciare la miseria
innalzare una preghiera
di un lutto ormai finito

per grazia ricevuta

really-short-movie

landscapes

[ l e a r n i n g  t h r o u g h ]

domenica 4 settembre 2011

Purna lesson

[never push the PANIC point]

[keep the secret]

idea for a long sculpture [guidebook]




origami for hampereds.....................................................................pag. 1
origami pour les nuls.......................................................................pag. 1
origami per impediti.........................................................................pag. 1

sabato 3 settembre 2011

ma quanto costano 10m2 di terra ?

                                              [Smettere di]
  • fumare
  • far rientrare le parole nella mia trattopen
  • frugare nella monnezza degli altri
  • d'essere povera
  • contare le mattonelle per vedere se sono dispari
  • piantare semi di nespole e avocado prima di possedere un giardino (o il terrazzino di quella casa delle streghe nel centro storico )
  • avere 26 anni
  • fare sport 5 minuti l'anno
  • scrivere testi con un unico personaggio
  • disegnare su fogli A5 o peggio A4
  • leggere ogni giorno
  • comprare arance d'estate solo perché il cartello dice – ARANCE DOLCISIME – o allora comprare anche la -ZUCA-
  • preoccuparmi

delicate structure






'cause every shit it's a gift



what-the-hell-diptych



THE ESSENTIA-list



DOVREI
DIRE A TUTTI - IL GIORNO DEL MIO COMPLEANNO - CHE IL MIO OMBELICO NON MI RICORDA NULLA
CHE ALTAMURA E' UNA CITTA' IMMAGINARIA E CHE TUTTI VOI SIETE FRUTTO DELLA MIA FANTASIA
DOVREI FERMARE LE COSE BIZZARRE CHE VOLANO E CHIEDERE -DOVE ANDATE?-
DOVREI INVENTARE OGNI GIORNO UNA NUOVA PERSONALITA' E FILMARMI 5 MINUTI
DOVREI PURIFICARE L'ARIA CON UN SOSPIRO
DOVREI
PORTARE SEMPRE UN FAZZOLETTO DI STOFFA PER FARE UN NODO IN CASO DI NECESSITA'
DOVREI ALLUNGARE LE MIE ORECCHIE PER POTERMI SUSSURRARE STORIE CHE NON CONOSCO
DOVREI METTERE NELL'IMMONDIZIA TUTTO CIO' CHE NON TOCCO DA ALMENO UN ANNO
DOVREI DARE DA BERE ALLA MIA PELLE ALMENO QUANTO ALLE MIE PIANTE
DOVREI STARE ATTENTA A NON ANNEGARE
DOVREI
DARE UN NOME PROPRIO AI RUMORI
DOVREI CAPIRE FINALMENTE CHE L'INFINITO ESISTE SOLO QUANDO DUE SPECCHI S'INCONTRANO
DOVREI METTERMI IL ROSSETTO ROSSO - BACIARE UN FOGLIO E DISEGNARE DENTI CARIATI E POI SCRIVERE -I TE VURRIA VASA'-
DOVREI SPIEGARE CHE ANCHE IL SILENZIO CONTIENE PAROLE
SHHHHHHH
DOVREI SEGUIRE IL CONSIGLIO DI JACK KEROUAC E UBRIACARMI SOLO IN CASA
- PER SCRIVERE BOP -
DOVREI RICORDARMI DI DISEGNARE SEMPRE
..............................
CON LE PAROLE
CON I VESTITI
COL CIBO
COL RESPIRO

IL DISERTORE


giovedì 1 settembre 2011

napoli bbop

        
  Cammino da otto mesi sulla munnezza bbop di Napoli
questa Napoli che – disidratata - polverosa e disgraziata - mi ricorda tanto Bamako’.
Cammino e solo ora mi rendo conto del talento innato che ha il napoletano nel decorarla
- sta cazz ‘e ‘munnezz.
L’africano di Bamako, dovrebbe imparare da lui, dal napoletano.
L’arte non la si improvvisa - ci vuole studio - ci vuole impegno - ci vuole abnegazione - ci vuole sacralità e sentimento.
Nel viaggio della speranza che l’africano compie attraversando il mediterraneo - invece di morire - potrebbe impegnarsi un po’ di più, cavolo, almeno sbarcare su questa terra ex-promessa e farsi –iniziare- da lui, dal maestro, in quest’antichissima arte, quella di produrre e scolpire tonnellate ’e munnezz.
I riti sono molteplici e l’osservazione basilare, ma tanto l’africano sa aspettare.

          Il napoletano é generoso, sa lasciare sulla spiaggia -come in città- opere d’arte aggratis di grande calibro. A Bamako la munnezza é informe, é solo stesa, a mo’ di tappeto, buttata li’ senza un senso. E’ inerme, sfinita, non parla più.
Diciamocelo pure, questi africani non ci sanno fare. E’ una questione d’indolenza.
Invece ‘O napoletano é un creativo, un talentuoso: sa fare e sfare, la sua munnezz parla, canta e prega.
Lui, prima di andar via dalla spiaggia,
con i bicchieri di plastica,
le buste colorate di LIDL e MD,
le carte stagnole accartocciate,
con le bottiglie di vetro senza messaggi,
con i pacchetti di sigarette a contrabbando [con annessi mozziconi],
costruisce cumuli, montagne lussureggianti, torri di Babele, perfettissime piramidi.
I bidoni, vuoti sulle spiagge, come i contenitori della differenziata vuoti in città, sono in realtà dei totem a cui chiedere la grazia. Dei san Gennaro estivi.

Infatti passando davanti ai bidoni, ogni napoletano che tiene un po’ alla propria sorte dice -Sangennà facci la grazia-.
A volte andando via salutano S. Gennaro, -Facciaggiall, proteggi ‘a sc-kultura !
Sicuramente credono alla storia che se non é Maometto ad andare dalla Montagna, la montagna andrà da Maometto.

Maometto é un nome turco inventato, s’intende.

L’africano invece non le sa scolpire queste montagne. Lui, in riva al mare, aspetta, lascia scivolare col primo vento, le stagnole non accartocciate, le buste di plastica e tutto il resto, infradito, secchielli, gente addormentata che prende il sole, convinto che in fondo al mare, risieda la vera ricchezza.
La madre o il figlio.
L’africano aspetta la prima onda del mare, quella che prende con sé tutti gli oggetti, che li trascina in un ultimo dolce viaggio fino all’isola di plastica -pacifica- che si trova tra la California e le Hawaii. L’isola che c’é e che non c’é. Quella fatta di plastica sminuzzata e ossa triturate.
L’avete mai vista ? In youtube se si scava, si trova qualcosa.

Infatti il mare é una grande pattumiera, accetta tutti gli scarti. E tace.
Ingoia spazzolini, munnezza e clandestini. E tace.
Butta giù interi barconi di cenci sudici e scarpe bucate. E tace, tace, tace sempre.

Noi dovremmo imparare dal mare, il napoletano l’ha quasi capito, l’africano si sta impegnando grave.

          Poi, ad incasinare e intricare le già complesse vicende d’a munnezz ci si mettono anche i r.o.m., questi nomadi e ladri di professione, che di notte iniziano le loro ronde. Girovagano per i cassonetti di Napoli, in cerca dei tesori di S. Gennaro, scarpe, ventilatori, pentole, libri, giochi e quant’altro.
Diciamolo pure, -r.o.m.- é l’abbreviazione della parola rompicoglioni : gli artisti napoletani creano, accumulano, accatastano con tanto savoir-faire la loro munnezz e i r.o.m. arrivano di notte e distruggono le loro montagne sacre, sottraendo ‘a ricchezz, , e rimettendola l’indomani mattina, in Piazza Garibaldi, a due lire, in circolo.
A vederli questi mercatini la mattina, qualcuno direbbe -Tutta ‘sta "robba"-.

Qualcuno li arresti questi r.o.m., il riciclo ha qualcosa di diabolico, tende all’infinito.